Sull’Attenzione: Cos’è l’attenzione, e, come funziona?
Sull’attenzione sono state scritte un’infinità di pagine[1], difatti è un argomento su cui si possono trovare parecchie ricerche e pubblicazioni[i].
Come scrive William James, nel monumentale Principi di Psicologia del 1890:
“Tutti sanno cos’è l’attenzione.” …
“Essa consiste nel prendere coscienza da parte della mente, in forma chiara e vivida, di uno dei tanti oggetti o pensieri presenti simultaneamente.”
Idiomi e modi di dire utilizzati nel mondo[2] aiutano a far meglio comprendere che l’attenzione è come un capitale “virtuale” di cui si dispone. L’attenzione è qualcosa d’immateriale che si presta, che si spende, e, che si paga, per entrare in contatto col mondo. L’attenzione di cui si dispone è tanto legata al fato[3], quanto alle personali qualità percettive e trasformative, eppure non è sotto il pieno controllo della propria volontà.
L’attività celebrale è soggetta a molteplici fattori, ha ampiezza e intensità estremamente variabile, lo dimostra il fatto che quando una persona è cerebralmente stanca, il suo livello di attenzione è solitamente basso, e, ondivago. Si sa, anche per comune esperienza, che è naturale ritrovarsi a dare poca, o, molta attenzione, e, che capita di non prestare affatto attenzione (a seconda dell’ambiente e delle circostanze). La qualità della nostra attenzione è in stretto rapporto con le nostre capacità celebrali, ragion per cui è bene ricordare che l’attenzione non è completamente sotto il nostro controllo, e, dipende ben poco dalla nostra volontà, giacché l’attività del sistema celebrale è interconnessa a molteplici variazioni fisiologiche autonome, e, spesso dipende da esse[4]. E’ bene tener presente che l’attenzione può essere catturata all’improvviso senza che lo si abbia consciamente deciso, giacché in qualsiasi contesto uno stimolo “irrilevante”[5], rispetto a quanto si sta compiendo, può “guadagnarsi” istantaneamente l’attenzione dei più.
La mente umana cosciente (nello stesso momento) può essere focalizzata (essere attenta) su una quantità limitata di input[ii], ed è risaputo che l’essere umano ha capacità d’elaborazione limitate[iii], in termini sia di durata, che di numerosità[iv]. Una normale conversazione già occupa la mente per un terzo, di fatto l’utilizzo delle tecnologie digitali, e, con le nuove abitudini sociali, induce un decadimento della qualità dell’attenzione personale. Come si vedrà anche in seguito, il multitasking[v], si è rivelata una pratica abitudinaria inefficace e dannosa, che costringe la mente a un cambio di focus costante, e, a un inutile superlavoro (dato dal passare vorticosamente da un compito, all’altro) che conduce alterazioni.
L’attenzione in ogni caso (e modalità) è vista come una condizione mentale vigile, uno stato essere cosciente che non svolazza inconsapevolmente chissà dove, è bensì concentrato sul presente, sul qui e ora[6]. Questo stato psicofisico implica la capacità di focalizzarsi[vi] per lo più, su di una parte degli innumerevoli input che si percepiscono[vii], sia esternamente[7], che internamente[8]. Nell’organismo umano vi è una vera e propria competizione tra innumerevoli stimoli interni ed esterni, e spesso sono quelli più intensi o inattesi[9], a vincere la contesa sulla nostra attenzione.
Concentrarsi completamente e unicamente su qualcosa, o, qualcuno non è semplice, perché per natura l’attenzione si rivolge verso tante direzioni nello stesso tempo. Tanto più si allena il cervello a riconoscere e filtrare i vari stimoli tanto più si diviene facile focalizzarsi e contrarsi, per questo è bene conoscere quant’è preziosa l’attenzione, e, le sue dimensioni.
L’attenzione è preziosa per vivere al meglio
La capacità di prestare la giusta attenzione al momento presente determina, in buona parte, la qualità della nostra esperienza di vita. Consente di meglio comprendere, imparare, e, ricordare, oltre a donare la naturale opportunità di ridurre errori, e, incidenti di percorso.
Quando si presta la giusta attenzione alle persone, alle informazioni, alle cose, e, agli eventi che succedono nel momento presente, la qualità delle relazioni interpersonali migliora, e, si gode al meglio di ogni attimo di vita. Ottimizzando l’attenzione che si presta è possibile: svolgere bene anche compiti complessi, rispondere ad una conversazione nel tono più naturale e adatto, reagire in modo adeguato a quanto d’imprevisto succede, e, si può apprezzare a pieno la natura, un libero, un quadro, della musica, ecc.
In questo periodo storico l’essere umano sta affrontando un bombardamento sensoriale (e cognitivo) senza precedenti[viii], che lo sta portando ad una costane perdita d’attenzione, anche nei confronti di parti di sé (importanti, e, vitali).
L’attenzione è soggettiva, immateriale, non è impacchettabile e trasferibile, quindi è una delle poche cose che non può essere commercializzate o distribuite (fisicamente e virtualmente), eppure esiste il notevole mercato dell’attenzione. Per questo si analizzano con interesse le reazioni agli stimoli digitali[10] in rapporto al livello di attenzione. Di fatto tramite l’analisi dei micro movimenti facciali, della dilatazione della pupilla, del tono della voce e dei movimenti spaziali del corpo, gli esperti informatici hanno creato dei software che sono in grado di comprendere la reazione emotiva[11] agli stimoli di ogni essere umano[12].
L’attenzione è una risorsa tanto preziosa, quanto limitata, quindi è meglio gestirla consapevolmente, e, per farlo è bene conoscere le sue dimensioni.
Le “Dimensioni” dell’Attenzione
Per capire come impiegare al meglio l’attenzione è propedeutico, ma non fondamentale, approfondire le sue ‘dimensioni’.
All’inizio del terzo millennio l’attenzione è stata distinta e suddivisa in diverse tipologie[ix], così al giorno d’oggi esistono vari ‘chiarimenti’[13] sulle modalità di “prestare attenzione”[x].
È bene ricordare almeno le seguenti quattro fondamentali distinzioni dimensionali:
- L’intensità. L’intensità del livello di attenzione va dal sonno al panico[14]. Qui è bene ricordare che le migliori prestazioni celebrali emergono quando il livello d’attenzione non è né troppo alto, né troppo basso[15].
- L’intenzione. L’essere volontariamente focalizzati[16].
- La direzione. Il prestare attenzione agli stimoli esterni, e/o, a quelli interni (sensazioni corporee, emozioni, pensieri, ecc.). L’attenzione direzionale può essere esplicita o implicita. L’attenzione esplicita[17] è intenzionalmente orientata, la si dà volontariamente a qualcuno o la si dirige verso qualcosa. L’attenzione implicita, che è orientata al compito[18]. L’attenzione implicita vigila in autonomia, su tutto quanto ci sta attorno, ed è sempre pronta a percepire nuovi stimoli[19].
- L’estensione o l’ampiezza[20]. La maggiore o minore ampiezza del campo d’attenzione che si considera. L’ampiezza dell’attenzione può essere selettiva o distribuita. L’attenzioneselettiva o focalizzata, è la capacità di concentrarsi su di una singola azione, separandola dal resto degli innumerevoli input, che continuamente e comunque giungono[21]. L’attenzione estesa, o, distribuita, od anche diffusa, permette di intercettare stimoli inattesi, difatti l’attenzione diffusa è quella che viene attivata passeggiando in un bosco, quando i sensi si aprono a tanti inconsueti stimoli e percezioni[22]. L’attenzionedistribuita è una sorta di visione periferica che si presenta quando si estende la vigilanza (o quando si stanno valutando idee), così da ampliare il modo di offrire attenzione, come se lo sguardo interiore si aprisse fino ad abbracciare un intero orizzonte[23].
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Note
[1] Per esempio l’Enciclopedia Britannica offre una sintesi della storia degli studi sull’attenzione https://www.britannica.com/science/attention/The-influence-of-behaviourism
[2] Per definire l’atto di essere attenti la lingua inglese si esprime con la combinazione di termini: “to pay attention”, mentre in Italia si usa: “prestare attenzione”.
[3] La nostra attenzione come anche la nostra esistenza non è una casualità, o legata al caso, è più un’interconnessione sincronica di cause e effetti, un susseguirsi di eventi per niente casuali, come dimostrato Jung non esiste
[4] per esempio: il flusso e la pressione sanguigna è in stretto rapporto con l’attività celebrale
[5] L’attenzione può catturata all’improvviso senza che lo si abbia consciamente deciso (da qualcosa, o, da qualcuno), da uno stimolo a volte irrilevante, ad esempio: il ronzio di una zanzara; il vento sulla pelle, che a seconda dei contesti e dei momenti può rimandare l’attenzione altrove
[6] Uno stato d’Animo ottimale dato da una combinazione di buon spirito d’osservazione e di buona consapevolezza mentale. Uno stato d’animo ch’è in grado di scegliere con cura gli input a cui prestare maggiore considerazione
[7] si percepiscono innumerevoli input che giungono dall’esterno tramite i nostri sensi: guardando, toccando, ascoltando, annusando, o, assaggiando.
[8] Esempi di stimo interno sono: i messaggi ormonali che invia il nostro corpo, e il battito del cuore, l’aria che entra ed esce, la sete e la fame; ai quali si aggiungono i pensieri che formula la mente.
[9] Uno stimolo inatteso (sia sensoriale, che emotivo) esterno o interno, può essere: quando percepiamo un rumore improvviso nella notte la nostra attenzione viene subito catturata; altro esempio: un organismo sano che ascolta musica, che riceve una martellata su di un piede, sentirà più il dolore della martellata, rispetto alla musica.
[10] Le reazioni agli stimoli digitali sono ampiamente analizzate utilizzando i sensori presenti sui supporti digitali, che sono ad esempio i sensori: giroscopio, di temperatura, della pressione… il microfono, e, la fotocamera.
[11] Reazione emotiva, è cioè il grado: di eccitazione, d’interesse, d’attenzione, o, di disattenzione, di divertimento, di curiosità, di paura, e, ancora: la novità, l’inatteso, il divertente, il curioso
[12] Le informazioni ricavate possono essere usate per attrarre, o, distrarre, oppure per indurre comportamenti innaturali o pilotati.
[13] gli studi sull’attenzione sono progrediti molto, perché esiste un forte interesse commerciale e manipolativo nel catturare quanto più possibile l’attenzione delle persone
[14]Per definire ‘il livello di attenzione’ si possono usare altre parole come “attivazione celebrale” (o, “eccitazione celebrale”) disposta in un continuum che va da un minimo, passando da un massimo, per arrivare ad un esasperato livello di vigilanza.
[15] il Panico, e, il torpore mentale ledono l’attenzione. Un livello di attenzione alto si presenta quanto si è così tesi e in allarme da non riuscire più a organizzare il pensiero, e, il comportamento. Un livello di attenzione basso si presenta quanto si sta dormendo in piedi.
[16] Anche l’essere volontariamente focalizzato lascia dei spiragli da cui percepire vivificanti stimoli, da cui farsi attrarre (e distrarre).
[17] Si è nella dimensione dell’attenzione esplicita quando, si presta attenzione alla persona con cui sta parlando, o, al film che si sta guardando
[18] Per esempio a tutto ciò che accade attorno a noi mentre stiamo guidando, difatti mentre si guida solitamente si osserva la strada che si ha davanti, e, nel contempo si presta, anche, attenzione a quel che accade attorno: specchietti, clacson, etc.
[19] Si è nella dimensione dell’attenzione implicita quando si è catturati da un film, e nemmeno ci si accorge del vicino di poltrona che comincia a mangiare patatine, o, anche, quando si è concentrati su di una conversazione a stento si percepisce il suono o la vibrazione del cellulare.
[20] Le persone possono essere attente al contesto, o, al dettaglio, cioè l’ampiezza dell’attenzione, può essere estesa ad un vasto insieme di elementi, oppure, focalizzata su di un dettaglio, o, un su di un singolo elemento, in questo caso si può definire attenzione selettiva
[21] È la forma di attenzione che si attiva, per esempio, quando si sta cercando un quadrifoglio in un campo di trifogli, o, per trovare refusi in un testo. È anche quella che consente di sentire che qualcuno pronuncia il proprio nome in una stanza affollata, e, rumorosa, ed è quella che permette alla madre di un neonato di sentirne il pianto quando nessun altro se ne accorge. Sul piano visivo, corrisponde al focalizzare lo sguardo. L’attenzione selettiva può portare a prestare attenzione all’obbiettivo, e, non al contesto (si veda la dimostrazione sperimentale nelle note. Fonte: https://lamenteemeravigliosa.it/lesperimento-del-gorilla-invisibile/ Link esperimento: https://www.youtube.com/watch?v=wZBe7fR_8N4
[22] Passeggiando in un bosco i sensi si aprono a tanti stimoli: odori, colori, luci, fruscii, tracce… oltre a: sassi, pozzanghere, piante, fiori, funghi, bacche commestibili, radici etc.
[23] …come quando si è su una spiaggia meravigliosa e ci si apre alla piacevolezza di tutti gli stimoli ambientali, oppure, come quando si è in un ambiente sconosciuto in cui ci si sforza di intercettare qualsiasi indizio di pericolo
[i] Fonte: https://link.springer.com/article/10.1007/s40685-018-0069-z
[ii] William James già nel 1890 scrisse in “Princìpi di psicologia” che: “essere focalizzati vuol dire lasciar perdere alcune cose per potersi dedicare efficacemente ad altre”. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/William_James
[iii] Fonte: https://www.technologyreview.com/2014/11/05/170517/fmri-data-reveals-the-number-of-parallel-processes-running-in-the-brain/
[iv] come scrive DANIEL J. LEVITIN, la mente può elaborare un massimo di 120 bit di informazione al secondo. Fonte: https://www.fastcompany.com/3051417/why-its-so-hard-to-pay-attention-explained-by-science
[v] Fonte: https://www.ted.com/talks/mehdi_ordikhani_seyedlar_what_happens_in_your_brain_when_you_pay_attention#t-131991
[vi] Fonte: https://www.simplypsychology.org/attention-models.html
[vii] Fonte: https://www.verywellmind.com/perception-and-the-perceptual-process-2795839
[viii] Già nel 2008 l’Università della California ha calcolato che l’individuo medio era esposto, ogni giorno, a 34 gigabyte di contenuti. Fonte: https://bits.blogs.nytimes.com/2009/12/09/the-american-diet-34-gigabytes-a-day/
[ix] Fonte: https://www.lastradaweb.it/2017/10/27/vigilanza-attenzione-concentrazione-e-riflessione/
[x] Fonte: http://www.theinvisiblegorilla.com/gorilla_experiment.html
Quest’approfondimento è parte dell’informativa: Soluzioni Naturali a Malesseri Digitali