NON SIAMO MACCHINE
Le scienze motorie sono da tempo entrate nello studio delle arti bioenergetiche, in particolare modo la fisiologia, la fisica e la biomeccanica.
E' bene però dire che, mentre la fisiologia umana è una scienza nata proprio per indagare le funzioni dell’uomo, la fisica e la meccanica rappresentano degli strumenti che abbiamo preso in prestito "adattandoli" allo studio delle nostre capacità motorie.
Il modello biomeccanico che, ad esempio, utilizziamo spesso per interpretare l’uso del corpo nel movimento, ha sicuramente una sua validità, ma dimostra di essere limitato.
L’energia che noi esprimiamo attraverso il movimento, specialmente nelle arti bioenergetiche, non può essere del tutto spiegata considerando il corpo umano come un mero sistema di leve, fulcri, punti di resistenza e di potenza.
Noi non siamo delle macchine, e, il corpo umano non è rigido.... non è fatto di metallo. Esso ha invece una consistente elasticità, in tutte le sue componenti e non solo in quelle mio fasciali.
Solo con qualche forzatura, possiamo immaginare il nostro sistema muscolo-scheletrico come un complesso di “ingranaggi”, ma non dobbiamo dimenticare che le varie parti del nostro corpo sono fra loro organicamente connesse e costituiscono, più che un sistema di leve e carrucole, un'intricata struttura di tessuti elastici.
Questo diverso modello ci può permettere di comprendere meglio, ad esempio, come avviene l’emissione di forza nelle arti bioenergetiche interne, nonostante i movimenti che generano questa forza siano estremamente contenuti e, nei livelli più alti, quasi impercettibili.
Difatti quando pensiamo che il movimento corporeo può essere letto attraverso un modello di bio-tensegrità (e non solo di bio-meccanica), immaginandolo come una tensostruttura elastica, riusciamo a comprendere che i nostri tessuti, quando vengono compressi, possono produrre in risposta una rilevante “forza elastica". Questo fenomeno viene espresso in fisica dall'equazione F = -kX, dove k è il coefficiente di elasticità del materiale e X il grado di compressione (Legge di Hooke).
Questo particolare tipo di forza elastica – perseguita in molte arti marziali e in particolare modo in quelle “interne” – dipende largamente dalla capacità di gestire in maniera accurata la connessione strutturale del corpo, il rilascio delle tensioni e l’allungamento elastico delle fibre (movimento eccentrico "accumulativo").
Per ottenere tutto questo si deve praticare, correttamente e a lungo, privilegiando qualità come la flessibilità, l’elasticità, la mobilità articolare e la coordinazione neuro-muscolare.
Un ruolo imprescindibile riveste anche la mente, la consapevolezza corporea, l’affinamento dell’ascolto propriocettivo, la capacità di concentrazione.
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